Lo stupore del Natale, ressegna della natività nella pittura italiana

Si tratta di un viaggio ideale all’interno dell’arte figurativa che parte dalla Natività (predella della Maestà) di Duccio di Buoninsegna e prosegue con la Nativita’ e l’Annuncio ai pastori affrescati da Giotto (1266-1337) nella Cappella degli Scrovegni a Padova. Un’ arte ormai affrancata dai modelli bizantini che culmina con la celebre pala della “Adorazione dei Pastori” di Gentile da Fabriano, grande, estrema espressione di quel gotico internazionale, ricco e denso di ori e colori, che apre ormai all’arte del Quattrocento di cui vengono presentati alcuni dei più significativi autori: Filippo Lippi (Natività con i Santi Giorgio e Vincenzo Ferrer), Beato Angelico (Natività), Andrea Mantegna (Adorazione dei pastori), Sandro Botticelli con la sua misteriosa e drammatica “Natività Mistica” fino ad arrivare al francese Jean Fouquet autore di una Madonna col Bambino.
L’opera di Foquet consente all’osservatore di gettare uno sguardo sulla coeva arte figurativa sviluppatasi nella ricca regione delle Fiandre e della Francia Settentrionale, cui, secondo la tradizione, si deve la scoperta o la riscoperta della pittura ad olio che segna profondamente l’arte italiana del XVI secolo.
Proprio la pittura italiana del Cinquecento ha catturato l’attenzione della prof.ssa Leuzzi che si offre di proporre insigni esempi di opere dedicate al tema del Natale, come la Natività Allendale dei veneti di Giorgione o la Natività con pastore di Tiziano, come i casi dell’emiliano Correggio (Nativita’ coi SS. Elisabetta e Giovannino) e del tedesco, di scuola italiana, Durer (Natività), fino ad arrivare a Lorenzo Lotto.
Il XVII secolo non può che partire dalla Natività di Caravaggio, trafugata a Palermo nel 1969 e ormai irrimediabilmente distrutta, e concludersi con il barocco ridondante di Rubens di cui viene analizzata l’Adorazione dei Pastori. Chiude la rassegna una parentesi sull’arte moderna e contemporanea nella quale verranno analizzate tre importanti opere: la “Orana Maria” di Paul Gauguin, l’Arabisches III del 1911 di Wassilij Kandinskij (1866-1944), fino alla celeberrima La Marieè di Marc Chagall.

(L’incontro, organizzato dall’associazione culturale Anassilaos, vedrà la relazione della prof.ssa Elvira Leuzzi Calveri)

Рождество как объект поклонения в итальянском изобразительном искусстве

Нашла небольшую статейку, в которой рассказывается о предрождественской встрече с Елвирой Леуцци Калвери. Темой её выступления стало «Рождество как объект поклонения в итальянском изобразительном искусстве». Многие художники из разных эпох изображали библейский сюжет. Среди них Natività автора Duccio di Buoninsegna, фрески Natività e l’Annuncio  ai pastori, выполненные Giotto (1266-1337), Adorazione dei pastori автор Gentile da Fabriano (яркий представитель готического стия). В период Ренессанса рождение Христа появляется на полотнах таких знаковых фигур мира живописи как Filippo Lippi, Beato Angelico, Andrea Mantegna, Sandro Botticelli, французский художник XV в Jean Fouquet, который в своём полотне «Мадонна с младенцем» повторяет традиции итальянской живописи XIV в.

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La puntasecca

Come nel caso di bulino, lo strumento utilizzato dà il nome alla tecnica. Questo apre il metallo in secco e i tratti che si ottengono si rivestono di quelle che rappresentano la sua principale caratteristica: le barbe. La punta standart deve essere in acciaio duro, conica e molto ben affilata, e arrotondata o con angolo ottuso nel caso in cui sia di qualche pietra preziosa. È solitamente innestata su un manico lungo di legno di forma cilindrica, e viene sostenuta allo stesso modo di una matita.

Storia della tecnica.

La stampa più antica che si conosce è attribuita al Maestro del libro di Casa ed è data alla fine del XV secolo. Dürer ha sperimentato le possibilità grafiche di questa tecnica nel San Gerolamo sotto il salice, del 1512, una delle puntesecche che si conoscono dell’autore. Durate il VXII secolo non vennero sviluppate le possibilità espressive di questa tecnica. Rembrandt utilizzò la puntasecca come complemento dell’acquaforte. Nelle poche puntesecche pure che riuscia realizzare si rispecchiò la maestria con la quale utilizzava le possibilità di tale tecnica. La caratteristica principale di questa tecnica, le barbe, rende difficoltosa la realizzazione di lunghe tirature, poiché queste si consumano facilmente nel procedimento di stampa. Ciò fece in modo che la puntasecca non venisse usata da artigiani incisori nelle loro stampe commerciali. Il XIX secolo portò l’invenzione dell’acciaiatura, che permise di allungare la vita delle lastre e di realizzare lunghe tirature con successive acciaiature. Da allora fino ai giorni nostri, la puntasecca ha visto lo sviluppo di tutte le sue possibilità espressive per mano di un grande numero  di artisti quali Whistler, Munch, Rodin, Chagall, Miró  Picasso.

Гравировальная игла – наиболее востребованный инструмент при работе над гравюрой на металле и литографии. Гравировальные иглы также используются для нанесения разметочных линий и гравировки на изделиях из керамики, стекла или натурального камня. Игла также применяется в ходе выполнения техники сухой иглы и для гравирования по лаку. Иглы изготавливают из победита и стали, порой из алмаза. Делают гравировальную иглу в виде тонкого штифта из металла, со срезанным или конусообразным концом. Заточены иглы прямо или со скосом на конце в одну сторону под различными углами. Могут быть сделаны без ручек или с ручками из различных материалов. 

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Assisi e Giotto

Il ciclo di affreschi nella capella di San Martino nella basilica inferiore di San Francesco, tra i più belli e fondamentali di tutta la pittura del Trecento, fu attribuito a Simone Maryini solo alla fine del Settecento, con Sebastiano Ranghiasci, un antiquario erudito di Gubbio; il Vasari li aveva assegnati a Puccio Capanna allievo di Giotto, mentre aveva attribuito al Martini il ciclo di Andrea di Bonaiuto nel Cappellone degli Spagnoli in Santa Maria Novella a Firenze. Fu tuttavia il Cavalcaselle, nella sua Storia della Pittura in Italia, del 1885, a ratificare l’appartenenza a Simone degli affreschi assisiati.

È stato più volye detto che il senese sembra qui voler gareggiare per novità e valore prospettico con lo stesso Giotto. Già nelle Epistulae de rebus familiaribus Francesco Petrarca scrive che «duos ego novi pictores egregios, nec formosos: Joctum florentinum civem, cuius inter modernos fama ingens est, et Simonem senesem». Quali affinità, dunque si potranno mai riscontrare tra Simone e Giotto? Allusioni chiare e numerose alla pittura del grande artista fiorentino vengono via via registrate dal senese, per esempio, nel suo Crocefisso nella chiesa della Misericordia a San Casciano Val di Pesa: un tenoro ricordo della croce dipinta da Giotto per Santa Maria Novella a Firenze. Negli affreschi assisiati, in particolar modo, la prospettiva gittesca si evidenzia negli scorci dei volti, nelle sferiche teste rapate dei religiosi, solo segnate dalle chieriche sino a divenire elementi di una fantasia geometrica nella aureolata testa del chierico inginocchiato sul corpo di San Martino, nella scena del morte del santo. Si evidenzia poi negli spazi aperti, siano essi scanditi dai precipiti roccioni nella Rinuncia alle armi e nella Resurrezione del fanciullo, o dalle esilissime architetture gotiche  che inquadrano tutte le altre scene. Tuttavia, le divergenze fra lo stile di questi due sommi è grande e innegabile: la petrigna e monumentale saldezza delle figurazioni giottesche, come d’un tratto bloccate nella fermezza degli atteggiamenti, tutta si scioglie nelle liriche figurazioni di Simone, create come a passo di danza: scene di vita laica e rwligiosa allo stesso tempo, ma impegnate di una aristocratica eleganza, come in raffinati cerimoniali.

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Investitura a cavaliere (1314-1318)

Investitura a cavaliere (1314-1318)