Идем на почту в дождь :-) Andando alla posta sotto la pioggia
Lezione quattordici. Quattordicesima lezione.
Andando alla posta sotto la pioggia.
Prima parte
Firenze. 14 Giugno.
Carissima Emilia solo due righe per dirti che siamo a Firenze dai Landicci e che ti aspettiamo per il fine settimana. I Landicci sono molto contenti di averti a casa loro. Ieri mentre parlavo di te è arrivato il loro genero Antonio. Mi ha detto che ti ha conosciuto tre anni fa quando abitava a Milano e mi ha chiesto se tu stavi per caso cercando un nuovo lavoro. Adesso lui è direttore di una societa sportiva a Firenze e ti offrirebbe un posto d’assistente. Ti interessa? Pensa ci in questi giorni e quando verrai giù ne parleremo. Affettuosi saluti. Paolo
Gentilissima Signorina, Emilia Tosi. Corso Venezia, 24 20121 Milano
Seconda parte. Bisogna andare alla posta.
— Che cosa pensavi di fare oggi?
— Pensavo di uscire con la mamma.
— Allora, uscite subito. Più tardi previsto un temporale.
— Hai bisogno di qualcosa?
— Se non vi dispiace vi do questo rapporto da spedire.
— Solo meglio andare alla posta centrale. Come lo mandiamo?
— Raccomandato, via aerea e inbuccate anche questa lettera per Emilia, per favore.
— ‘E ancora aperta?
— Sì, aggiungete anche i saluti se volete.
— Ma anche franco Bollo. Espresso o normale?
— Espresso. Dove dovete andare voi?
— Volevamo andare da Antonio e Susanna. Il suo bambino non stava tanto bene ieri e pensavamo di passare anche dal tabaccaio.
— Allora prendete una scatola dei miei soliti sigari e comprate mi anche il giornale, per piacere.
Brutto tempo.
— Che tempo fa?
— Brutto. Il cielo è coperto e minaccia temporale.
— Aspetta. Vengo a vedere. O, comincia piovere. Usciamo lo stesso?
— Per forza. Dobbiamo spedire della roba per papà.
— Non hai freddo tu?
— Sì, penso di mettere la gonna nera di lana e la camicetta celeste con un bel golf pesante.
— Io ho questo vestito di cottone, è un po’ leggero. Mi dai il suo prabito giallo e le scarpe da pioggia.
— Eccoli. Non trovo l’ombrello.
— Chiedi lo alla mamma di Marino. Tu non hai anche un impermeabile.
— Sì, ma è così vecchio e brutto. Lo portavo quando avevo sedici anni.
— Ma dai! Non fare la sciocca, con gli stivali starà benissimo e almeno non prendi la pioggia.
Sale e tabacchi.
— Vorremmo due pacchetti di Nazionali con filtro, due scatole di Cerini de sigari e… Quante cartoline Giovanna?
— Dodici e ci dia anche i franco bolli, per favore.
— Solo saluti?
— Sì, e sei per lettera normale.
— Prendiamo anche una ventina di buste.
— Scusi, dove possiamo di trovare dei giornali?
— Nel edicola sul orso, signorina.
Di ritorno.
— Siete già qui?
— Sì, siamo bagnate fradice.
— Non avevate ombrello?
— Sì, guarda come piove.
— Poverette, venite a prendere un caffè.
— Avete fatto tutto?
— No, pioveva troppo e la mamma aveva paura dei tuoni e dei lampi.
— ‘E partito il rapporto per l’Olanda?
— Ma ch’è confusione alla posta. Mentre lo spedivo c’erano due signori che avevano fretta e cercavano di passare davanti agli altri. L’impiegato non capiva più niente.
— Date mi la ricevuta, per piacere.
— Prendi la dalla mia borsa in anticamera Giovanna. Porta mi anche un paio di pantofole, per favore.
Terza parte.
In un portone.
— Hai visto come piove?
— Che tempaccio. Sembra di essere d’inverno.
— Io sono senza ombrello.
— Anche io, volevo prenderlo prima di uscire.
— Hai paura dei lampi?
— No, ma della pioggia — sì
— Ce la fai ad attraversare la strada?
— No, guarda, un taxi libero. Chiama lo.
Alla posta centrale.
— Vorrei spedire questo pacchetto.
— Normale?
— No, via aerea.
— Che cosa contiene?
— Documenti
— Non vuole farlo raccomandato?
— Sì, forse è meglio.
— Allora fa settecentocinquanta lire.