Spettacoli a Roma
Quindicesima lezione
Spettacoli a Roma
Prima parte
Che confusione a casa della signora Guarini. Sono arrivati la figlia il genero il nipote e sta per arrivare anche la nipote più grande che rimasta a Firenze dal fidanzato una settimana in più. Non so dove la metteranno. L’apartamento non è abastanza grande per ospitare tanta gente così. Povera signora Guarini. Lei avrebbe preferito lasciare la casa ai parenti e andare al mare per una quindicina di giorni. Ma voleva stare un po’ con sua figlia e io la capisco. Che cosa questo va e viene. O! Sono gli amici del nipote. La signora mi ha detto che stasera vanno tutti fuori a teatro o al cinema o al concerto.
Seconda parte
Si convine di andare al cinema
— Il campanello. Che sono i tuoi amici Alberto. Va da aprire e fa attenzione allo scalino.
— Sì, mamma. Dovrei saperlo ormai.
— Ciao Alberto.
— Salve. Venite avanti.
— Come sei abbronzato.
— ‘E la sole di Venezia. Allora che cosa danno al cinema?
— Vecchi film con vecchi attori, roba degli anni 50.
— Da qui il giornale. Questo film qui a piazza Barberini, non è mica male.
— Se ti piacciono i gialli.
— Luiggi di la verita. Non e hai voglia?
— Di che?
— Di andare al cinema.
— Ma non so… una discoteca un po’ di jass
— L’avrei immaginato. Stiamo per decidere una cosa e tu ne tiri un’altra. Tacci tua la discoteca.
— No no, stai calma. Facevo per dire. Andiamo dove volete voi.
— Noi invece andiamo al opera.
— Sarei andata volentieri anche io a vedere quel veccio film.
— Saresti stata di troppo. I ragazzi non ci volevono con loro stasera.
— ‘E troppo tardi per andare al opera?
— No. Facciamo ancora in tempo. Di alla nonna se vuol venire.
— Non credo. Lo spettacolo è al aperto e fa troppo fresco per lei.
— Allora, va a salutarla e dile che non staremo via molto.
— Tu fammi un favore in tanto. Giovanna sta per partire da Firenze dale una telefonata.
— Ha detto che avrebbe preso il treno delle sette. Non ci sara più a casa.
— Sia gentile. Prova lo stesso.
Alle terme di Caracalla
— Lo spettacolo sta per cominciare.
— Ce l’abiamo fatta per miracolo
— Peccato. I nostri posti sono cosi indietro.
— Abbia pazienza. Per andare nelle prime file non avremmo dovuto a comprare i biglietti al ultimo momento.
— Non importa. È una bella serata. Guarda, la luna è piena.
— Sta zitta ora, l’orchestra sta per attacare.
— Dammi il programma. Voglio vedere la trama del primo atto.
— Eccolo. Fa piano.
— Tornando a casa.
— Che freddo. Avrei dovuto portare uno scialle.
— Vuoi la mia giacca?
— No, no grazie.
— Il tempo è cambiato improvvisamente. Sta per piovere.
— Per fortuna siamo quasi arrivati.
— Te è piacuto lo spettacolo?
— Sì, ma ho pianto nel ultimo atto. «La forza del destino» è una opera così tragica.
— Io adoro la musica di Verdi in qualuncue forma.
— Anche io. Eccoci a casa. Che fatica queste scale.
— Avrebbero dovuto mettere l’ascensore ma è difficele in queste case vecchie.
— Strano. Alberto non c’è ancora ha detto che sarebbe tornato presto.
— Sta tranquilla saranno andati in pizzeria a fare uno spuntino.
— Guarda. Giovanna addormentata sulla poltrona tutta vestita.
Terza parte
A teatro
— Che commedia divertente! Ti è piaciuta?
— Da morire! Ho riso dal inizio alla fine.
— Io avrei voluto andare via dopo il primo atto.
— Perche?
— Per me la trama era noiosa
— Almeno gli attori ti sono piaciuti?
— Sì, loro sono stati bravissimi.
Prenotazione
— Vorremo tre poltrone in seconda o terza fila per domani sera.
— Mi dispiace, tutto esaurito in platea.
— Che cosa c’è allora?
— Ci sono posti in prima e soconda galleria e nel oggione.
— Questi qui in prima galleria vanno bene. A che ora è lo spettacolo?
— Alle otto e tre quarti.
— E quando finisce?
— Alle undici e mezo.