DALI il sogno del classico

Nella splendida cornice di Palazzo Blu, la mostra «Dalì. Il sogno del classico» presenta al pubblico la grande opera del maestro catalano e il percorso evolutivo della sua pittura surrealista verso l’avvicinamento alla supremazia tecnica detenuta dai grandi Maestri rinascimantali. Organizzata con la collaborazione della Fundacion Gala-Salvador Dalì e MondoMostre, e curata da Mostre, e curata da MontseAguer, direttrice dei Musei Dalì, la mostra espone, tra le arte opere, una serie di capolavori ancora poco conosciuti, risalenti agli ultimi anni di attività dell’artista. In queste opere Dalì, ormai anziano e libero da vincoli formali, rievoca nostalgicamente tutta una vita dedicata all’arte, fondendo sincreticamente scenza, religione, classicità. Dopo una prima sezione introduttiva, il percorso espositivo della mostra si sviluppa raccontando il continuo confronto di Dalì con le opere di Michelangelo e Raffaello, in cui inquietudini sotterranee e misticismo religioso trovano espressione i potenti forme artistiche. Le sucessive tre sezioni sono dedicate alle xilografie che illustrano l’inferno, il Purgatorio e il Paradiso della Divina Commedia da Dante, commissionate nel 1950 dal Ministro della Pubblica Istituzione e pubblicate nel 1960 da Joseph Foret a Parigi. L’ultima sezione raccoglie invece disegni e aquerelli che raccontano la legendaria vita di Benvenuto Cellini, avventuroso orafo fiorentino vissuto nel XVI secolo, che rispecchia il ruolo di artista poliedrico ed eclettico che ha fatto di Dalì stesso uno dei più grandi maestri del Novecento.

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L'angelo caduto (Inf. III) Mischiate sono a quel cattivo coro de li angeli che non furon ribelli né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro.

L’angelo caduto (Inf. III)
Mischiate sono a quel cattivo coro
de li angeli che non furon ribelli
né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro.

L'angelo nocchiero

L’angelo nocchiero (Pg. II) Poi, come più e più verso noi venne l’uccel divino, più chiaro appariva: per che l’occhio da presso nol sostenne, ma chinail giuso; e quei sen venne a riva con un vasello snelletto e leggero, tanto che l’acqua nulla ne ‘nghiottiva. Da poppa stava il celestial nocchiero, tal che faria beato pur descripto; e più di cento spirti entro sediero.

Lo scaleo d'oro (Par. XXI) Dentro al cristallo che ‘l vocabol porta,  cerchiando il mondo, del suo caro duce  sotto cui giacque ogne malizia morta, di color d’oro in che raggio traluce  vid’io uno scaleo eretto in suso  tanto, che nol seguiva la mia luce. 

Lo scaleo d’oro (Par. XXI)
Dentro al cristallo che ‘l vocabol porta, 
cerchiando il mondo, del suo caro duce 
sotto cui giacque ogne malizia morta,
di color d’oro in che raggio traluce 
vid’io uno scaleo eretto in suso 
tanto, che nol seguiva la mia luce.